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Livorno: Nel 1939 accadde qualcosa che lasciò il segno nella storia dello sport automobilistico (8ª puntata)

19.11.2024

Nel 1939 accadde qualcosa che lasciò il segno nella storia: il 1° settembre la Wermacht tedesca invase la Polonia, poichè Adolf Hitler aveva rotto ogni indugio dando il via al suo folle progetto di conquista dell’Europa. Subito cominciarono a soffiare impetuosi su tutto il Vecchio Continente i venti di guerra e, tra le molte conseguenze che ebbero riflessi anche per il nostro Paese, venne deciso di non disputare il Gran Premio automobilistico d’Italia, già programmato a Monza proprio nella prima decade dello stesso mese.

Tuttavia, nella città labronica l’ostinazione e la tenacia di Costanzo Ciano nel non voler interrompere l’annuale svolgimento dell’ormai famosa gara automobilistica a lui intitolata, spinsero l’ACI Livorno ad organizzare la XIX edizione sul noto circuito stradale il 30 luglio, in un clima reso pesante dalle minacce di un imminente conflitto.

Questa situazione imprevedibile non impedì in ogni caso all’ente di dimostrare la sua efficienza e maturità sportiva, poiché la manifestazione registrò un altissimo profilo tecnico-organizzativo. I bolidi presentatisi sulla riga di partenza furono di nuovo 11, con conduttori pronti per cimentarsi in 60 giri sul solito percorso di km. 5,8 per cercare di accaparrarsi i consueti, sostanziosi montepremi.

L’attenzione della stampa specializzata e del pubblico furono dedicate, come ormai di consueto, alle marche automobilistiche più che alle capacità dei piloti, sebbene questa volta con maggior soddisfazione, poiché fu una rassegna soprattutto italiana: sfrecciò per primo sul traguardo il torinese Nino Farina alla guida di una potenziata Alfa Romeo 158 (acronimo corrispondente alla cilindrata di cc. 1500 su 8 cilindri, codice che piacque particolarmente ad Enzo Ferrari, il quale dopo poco tempo lo ripropose in veste di costruttore indipendente), tallonato durante tutta la corsa dalla Maserati di Franco Cortese. Dietro di loro soltanto altri tre concorrenti, mentre tutti gli altri si eran dovuti ritirare a causa di guasti meccanici.

In occasione di questa XIX edizione, ACI Livorno volle far disputare anche una gara di contorno, costituita da soli 20 giri per un totale di km. 116 e riservata ad un gruppo di concorrenti che alcuni avevano soprannominato "individuali", altri "isolati" ed altri ancora "diseredati" volendo usare un termine più denigratorio, ossia concorrenti non supportati da case automobilistiche, comunque entusiasti di cimentarsi tra loro senza vedersi ripetutamente doppiare dalle macchine ufficiali: s’impose in questa particolare categoria il pilota torinese Edoardo Teagno con una Maserati di sua proprietà.

Grande assente al momento dello start il principale artefice di questa manifestazione, il gerarca Costanzo Ciano, stroncato poche settimane prima da un infarto mentre trovavasi a cena con amici (il popolo livornese, appassionato di soprannomi, gli aveva attribuito quello di "Ganascia" non tanto per la mascella pronunciata, quanto per la sua fama di uomo con grande appetito, sia da mangiatore che nel campo degli affari).

Dopo la commemorazione per la scomparsa del politico fascista si svolse dunque la gara con distinte classifiche, ma gli spettatori non si attardarono a festeggiare come negli anni precedenti i piloti vincitori: infatti la tribuna si svuotò repentinamente in modo insolito, mentre tutti fecero ritorno con fretta nelle proprie case per poter ascoltare alla radio le notizie di guerra che stavano destando grandissima preoccupazione.

I deflagranti avvenimenti bellici sospesero nei giorni successivi inevitabilmente in tutta la penisola le gare sportive automobilistiche e si dovette attendere due anni dopo la fine della guerra per riuscire a veder risorgere questa competizione, ovviamente ribattezzata a causa dei legami avuti da Costanzo Ciano con il regime fascista.

Dopo un lungo intervallo, tra molte polemiche ed onerosi problemi organizzativi fu deciso di riproporre la manifestazione sportiva, seppur in tono ridimensionato su un tracciato ulteriormente ridotto rispetto alla sua ultima esecuzione nel 1939. Venne ribattezzata con il suo nome originario e pertanto l’edizione fu destinata a rimanere negli annali sportivi come "XX Coppa Montenero".

Il 24 agosto 1947 come fulcro della gara risultò nuovamente scelta la Rotonda d’Ardenza, punto di partenza e d’arrivo di un percorso lungo 5 km. che andò ad abbracciare le principali strade dei due quartieri sud di Livorno.

Il programma venne articolato in tre manches, di cui una riservata alle vetture modello "Sport-piccole" con motore fino a 750 cc, la seconda alla classe "Sport-medie" di 1500 cc aspirata e l’ultima alle "Corsa", anche queste di 1500 cc ma con compressore. A seconda delle classi di appartenenza, i giri da percorrere furono 15, 20 oppure 25.

Il pubblico tornò ad essere quello delle grandi occasioni, attratto dalle iscrizioni nella classe "Sport-medie" delle Ferrari 166-S con alla guida gli ormai famosissimi Tazio Nuvolari e Franco Cortese.

Carabinieri, poliziotti e volontari impiegati per il servizio d’ordine risultarono insufficienti, pertanto fu chiesto un supporto ai militari americani ed in questo modo si riuscì a stento a contenere le decine di migliaia di spettatori assiepati lungo il percorso.

Per la casa del cavallino rampante questa fu però una competizione da presto dimenticare. Infatti, nella fase pre-gara il capo-meccanico di Enzo Ferrari distrusse del tutto in un incidente la vettura che stava allestendo per Nuvolari. Al funambolico pilota mantovano fu pertanto data indicazione di correre sull’altra rossa quattroruote, lasciando in questo modo appiedato il compagno di scuderia Cortese.

Tuttavia, anche questa seconda Ferrari fu motivo di delusione per i suoi appassionati, costretta ad accostare a bordo strada al quarto giro per problemi alla pompa di alimentazione.

Tagliò per primo la linea del traguardo il pilota Auricchio alla guida di una Fiat-Stanguellini 1100, ma venne squalificato per un reclamo accolto dalla Giuria per essere stato aiutato dagli spettatoti a rimettere l’auto su strada dopo aver sbattuto contro un muro. La vittoria fu pertanto assegnata a Franco Cornacchia con la sua vettura Cisitalia, casa automobilistica torinese attiva nel mondo delle corse soltanto dall’anno precedente.

Ancora della Cisitalia D46 tutti i modelli cimentatisi nella classe "Corsa" con miglior pilota il debuttante bolognese Franco Venturi. Nelle "Sport-piccole" riuscirono a tagliare il traguardo dieci vetture con al comando sin dall’inizio Carlo Pesci alla guida di una Fiat 500Siata.

Questo tentativo di riproporre la storica gara automobilistica non portò purtroppo risultati positivi per una serie di motivi: in primo luogo, vi fu un’accresciuta difficoltà rispetto alle precedenti edizioni nell’ottenere dalle Autorià locali i permessi per organizzare la competizione sul percorso cittadino; secondariamente, risultò decisamente esiguo il montepremi che era stato messo a disposizione dei vincitori delle tre classi; oscurò l’esito della manifestazione sportiva anche il forte malcontento di commercianti e cittadini residenti per la chiusura di numerose strade sia durante i giorni delle prove che durante la gara.

Si spensero quindi nuovamente i riflettori sulla Coppa Montenero e l’attesa per poter rivedere bolidi cimentarsi sul celeberrimo circuito si protrasse per altri sei anni, ma di quanto si riuscì ad organizzare nel 1953 ne parleremo nel prossimo articolo.